Il coniglio dagli occhi verdi
Fammi felice, cantami la storia
del figlio del deserto ch’è guarito
dal fuoco che ha bruciato la sua pelle,
dal buio della notte dentro gli occhi.
Non raccontarmi favole d’oriente,
dei Quaranta Ladroni, di Aladino,
di Sherazade, delle sue notti folli.
Raccontami la favola di Omàr,
del suo pupazzo in pelo di ciniglia.
Era un coniglio dagli occhietti verdi,
due piccoli bottoni trasparenti
cuciti dalla mamma sulla stoffa.
Lo aveva tra le braccia il tre di agosto,
prima di cena.
Un buio come a notte.
Il rapala non perdona e uccide gli occhi,
fa della pelle scempio e la ciniglia
dissolve in una nuvola di gas.
Dimmi di Omàr, di come vive adesso
e dimmi di sua madre che lo porta
in braccio fino all’uscio della scuola.
Ha pelle nuova e un po’ di luce fioca
in fondo agli occhi e il suo coniglio giallo
gli dorme accanto e come i bimbi fanno,
sogna del mare mai veduto ancora.
Le piaghe si guariscono col tempo.
Il tempo non cancella che col tempo
le piaghe più nascoste.
Nell’anima di giglio di un bambino,
negli occhi in vetro verde di un coniglio.
Vettorello Rodolfo, Milano