Ecco tuo figlio

Ecco tuo figlio

 

E poi per noi è stato un inverno

tanto triste: sentire che sentiva

il suo mondo contrarsi con il tempo,

vederlo incupirsi all’improvviso,

a poco più di vent’anni scandire

i mesi tra ematocriti e salassi,

l’affanno inesorabile alla conta

 periodica di globuli e piastrine

a centinaia, sempre, di migliaia,

e delle sorelle sempre, i pensieri

foschi in fondo al cuore.

 

Ma anche nell’incertezza

assoluta del futuro, di ciò che

a breve può finire o non possiamo

controllare e nemmeno prevedere,

più di quanto si possa

per tutto ciò che poggia

e trema sulla terra,

io credo e crederò sempre in lui

e nella sua immensa forza giovanile,

in segreti meccanismi e impensati

aggiustamenti che della vita non

contemplano una fine.

 

L’altro giorno a casa,

steso sul letto, stanco, con la testa

che gli doleva forte e le gambe

dure come il vetro, rabbuiato,

dopo una lunga giornata di studio

e di lavoro, dall’ultima luce

della finestra a ovest si riparava

gli occhi. Ma poco dopo

l’ho sentito girarsi, lentamente,

al dolce sole, e per farsi

fare una carezza tra i capelli,

come da bambino, chiamar la madre.

 

Nori Giuseppe, Ponzano di fermo (FM)