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IL SORRISO DEI VECCHI
I vecchi sono alberi d’inverno
con le loro foglie ingiallite
tenacemente attaccate ai rami della vita
e teneramente accarezzate
dal vento dei ricordi.
Parlano a bassa voce,
si muovono con passo strascicato e molle,
ma si muovono leggiadri
fra ombre di memorie
e vivono quieti nelle braccia del silenzio.
Ma quando chiudono gli occhi,
vanno fuori dal tempo,
odono il mormorio lontano
dei venti di primavera
che soffiano un respiro felice
e desta, piano piano, un ricordo lieto.
Ecco perché, chiudono spesso gli occhi
in sonni di poca durata,
le bocche si aprono al sorriso
e si dissolvono in queste brevi estasi
come onde che s’infrangono sulle rocce
e muoiono in schiuma.
Così perdono la memoria del brivido dolente,
dove la gioia e l’ira si quieta
nel verde filare di cipressi.
AUTORE: EMANUELE INSINNA
QUELLE MANI
Mi mostrava le sue mani
callose e ruvide,
segnate come i campi
che lavorava da una vita.
Mani aperte,
imploranti come in una muta preghiera
a quel cielo che aveva mandato la grandine,
invece della pioggia sperata.
Mi mostrava l’uva falcidiata,
gli acini sventrati,
gravidanze interrotte
che non avrebbero maturato
i parti d'autunno,
quel vino nel quale aveva sperato tanto.
Guardavo le sue mani
e non trovavo parole
per quella cupa disperazione
che rifletteva storie antiche
ma sempre ricorrenti per la gente dei campi.
Poi, d’improvviso, il sole,
quasi un invito a continuare.
“Ce la farai, vecchio mio.”
E guardai ancora quelle mani
che il tempo aveva quasi mineralizzato
assorbendole come componenti
di una terra spesso matrigna,
ma pur sempre amata...
Mani che parlavano un linguaggio di altri tempi,
ormai superato e quasi incomprensibile.
Di una razza in estinzione....
AUTORE: MARIO TRAVERSI
IMMENSO
Nella notte cieca,
la luna incinta di luce piena,
radiava il plenilunio.
Bastava alzare di poco la testa e la si vedeva.
Lì.
Ferma.
Come una grande ostia,
dipinta sulla tela nera del cielo.
A distanze variabili,
schizzi di giallo,
puntualizzavano le stelle.
Un quadro incommensurabile,
esposto nella galleria permanente
del museo d’arte dell'Universo.
Un affresco sul muro del mondo,
apparentemente fermo,
ma vivo,
fatto di movimenti impercettibili.
Buio.
Profondità.
Distanze.
L’occhio prende tutto... ma la mano tocca vuoto,
lassù, nell’immenso.
AUTORE: MAURO LATTARULO
SOLDATI
Su di una vecchia foto color seppia,
paiono ancora frugare nel destino
quei tramontati sguardi che,
nel fuggir di una triste giovinezza
al triste albergo di un’angusta trincea,
s’illuminavano di immenso futuro,
seppur mai così precario e indefinito,
in quel giorno qualsiasi di guerra maledetto.
AUTORE: ALVARO STAFFA
ANZIANI
Vetro a perdere.
Per noi
non esiste raccolta
differenziata.
Vaghiamo piano
inebetiti da ricordi:
lucidità intermittente
ci impasta di ansie.
Stiamo male
senza capirne il perché.
Corridoi tutti uguali,
sopra, sotto.
Disorientati.
Un sorriso ruminato
tra gengive logore
verso quel viso noto,
forse atteso,
non sappiamo più.
Frastornati muoviamo passi
in questo teatro impietoso
senza comprendere
la nostra parte.
Presi da inesorabili
ingranaggi
spesso piangiamo lacrime
sofferte
senza ricordarne il motivo.
Due occhi buoni,
un gesto,
una mano tesa verso di noi
che evitiamo,
per paura di sbagliare.
Proseguiamo soli,
silenziosamente titubanti,
ancora cercando
invano.
AUTORE: SABRINA BORDONE