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TITOLO POESIA |
PROVENIENZA |
AUTORE |
1) |
Volvera TO |
Roberto Mestrone |
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2) |
Molina di Quosa PI |
Mariani Tullio |
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3) |
Stradella PV |
Bruno Civardi |
TITOLO POESIA | PROVENIENZA | AUTORE |
Voce dal carcere | Volvera (TO) | Roberto Mestrone |
E l'aquilone vola | Molina di Quosa (PI) | Mariani Tullio |
C'era una volta | Stradella (PV) | Bruno Civardi |
La panchina | Roma Magliana (RM) | Franca Maria Canfora |
Pioggia | Pavia (PV) | Carla Brega |
L'aquilone | Angera (VA) | Anna Maria Folchini Stabile |
Magico momento | Stradella (PV) | Maria Grazia Vercesi |
Anziani | Genova (GE) | Sabrina Bordone |
Soldati | Roma | Alvaro Staffa |
Immenso | Genova (GE) | Mauro Lattarulo |
Quelle mani | Varazze (SV) | Mario Traversi |
Flora | Saluzzo (CN) | Stefania Di Vita |
Il sorriso dei vecchi | Palermo | Insinna Emanuele |
Scorre sabbia | Rimini (RN) | Maria Concetta Selva |
Non buttavi via mai niente | Corlo (FE) | Barbara Cannetti |
NON BUTTAVI MAI VIA NIENTE
Non buttavi mai via niente.
"Il tempo -indifferente ad ogni rimpianto-
cancella le vecchie orme,
proprio come d'autunno
si svestono le fronde,
non c'è bisogno del nostro intervento",
questo dicevi ai miei vent'anni
che nel primo sole già vedevano l’estate
e sorridevano di quella tua mania
di trattenere tra le dita la vita
di mettere via brandelli di passato
per conservarlo accanto alle pesche sciroppate,
alle marmellate, alla passata di pomodoro
con la data stampigliata a mano.
Ma ora, nell'ora del distacco,
anch'io ricerco rovisto riordino:
spinto dal desiderio di ritrovare un segno,
una qualunque cosa che dica di noi storia
o che mi rinnovi memoria.
Ti ritrovo madre nei giochi che hai riposto
sulle mensole del ripostiglio, assieme ai quaderni
ed a mille altre scene di figlio;
nelle pagine di un diario
nascosto in una vecchia scatola
ti scopro per la prima volta donna.
E che dire dei rami appesi accanto ai fornelli?
non voglio farli risplendere di nuova luce
(anche se cova sotto la cenere degli anni)
perché proprio non riesco ad immaginarli altrove,
lontano da questa vecchia cucina
in cui si sente ancora l'odore del buon cibo.
È qui che lascio marinare pensieri, stagioni
sull'orlo di un rimpianto che contiene un tempo antico
mentre la gola che rimbomba di pianto,
fa da eco alla tua assenza,
a tutto quel che s'è cancellato,
al dolore che s'è moltiplicato
proprio quando credevo che tutto fosse sotto controllo.
AUTORE: BARBARA CANNETTI
SCORRE SABBIA
Da sottile malia avviluppata
scopro antiche parvenze di bellezza passata
nel tuo volto di madre
che scandisce il tempo che passa
mentre sferruzzi fili di pensieri.
E mentre al bacio di Morfeo
L’occhio tuo comincia a chiudersi,
s’aprono nella mente mia mille porte chiuse,
quando portavo trecce sulle spalle
e ti riempivo di domande caracollando sul dorso dei perché!
Sfugge dai tuoi occhi senza tempo,
or poggiati su una foto di comò,
mentre preghi e guardi il tuo compagno di una vita,
una lacrima che empie 1'animo di solitudine
sincronizzando lentamente i battiti del cuore.
Osservo muta il tuo pianto silenzioso e regale
che assorbe il dolore che non ha mai voce
mentre il tempo anestetizza le ferite dell’addio
e il tuo eterno sogno si scioglie in ricordo
per chi non ha più sonno.
Scorre sabbia nella clessidra della vita
sulla tua beltà per me mai svanita
e nella pace del riposo vedo...
il volto tuo riprender un ardore senza mali
mentre con il pensiero e il cuore da lui voli!
AUTORE: MARIA CONCETTA SELVA
IL SORRISO DEI VECCHI
I vecchi sono alberi d’inverno
con le loro foglie ingiallite
tenacemente attaccate ai rami della vita
e teneramente accarezzate
dal vento dei ricordi.
Parlano a bassa voce,
si muovono con passo strascicato e molle,
ma si muovono leggiadri
fra ombre di memorie
e vivono quieti nelle braccia del silenzio.
Ma quando chiudono gli occhi,
vanno fuori dal tempo,
odono il mormorio lontano
dei venti di primavera
che soffiano un respiro felice
e desta, piano piano, un ricordo lieto.
Ecco perché, chiudono spesso gli occhi
in sonni di poca durata,
le bocche si aprono al sorriso
e si dissolvono in queste brevi estasi
come onde che s’infrangono sulle rocce
e muoiono in schiuma.
Così perdono la memoria del brivido dolente,
dove la gioia e l’ira si quieta
nel verde filare di cipressi.
AUTORE: EMANUELE INSINNA
QUELLE MANI
Mi mostrava le sue mani
callose e ruvide,
segnate come i campi
che lavorava da una vita.
Mani aperte,
imploranti come in una muta preghiera
a quel cielo che aveva mandato la grandine,
invece della pioggia sperata.
Mi mostrava l’uva falcidiata,
gli acini sventrati,
gravidanze interrotte
che non avrebbero maturato
i parti d'autunno,
quel vino nel quale aveva sperato tanto.
Guardavo le sue mani
e non trovavo parole
per quella cupa disperazione
che rifletteva storie antiche
ma sempre ricorrenti per la gente dei campi.
Poi, d’improvviso, il sole,
quasi un invito a continuare.
“Ce la farai, vecchio mio.”
E guardai ancora quelle mani
che il tempo aveva quasi mineralizzato
assorbendole come componenti
di una terra spesso matrigna,
ma pur sempre amata...
Mani che parlavano un linguaggio di altri tempi,
ormai superato e quasi incomprensibile.
Di una razza in estinzione....
AUTORE: MARIO TRAVERSI
IMMENSO
Nella notte cieca,
la luna incinta di luce piena,
radiava il plenilunio.
Bastava alzare di poco la testa e la si vedeva.
Lì.
Ferma.
Come una grande ostia,
dipinta sulla tela nera del cielo.
A distanze variabili,
schizzi di giallo,
puntualizzavano le stelle.
Un quadro incommensurabile,
esposto nella galleria permanente
del museo d’arte dell'Universo.
Un affresco sul muro del mondo,
apparentemente fermo,
ma vivo,
fatto di movimenti impercettibili.
Buio.
Profondità.
Distanze.
L’occhio prende tutto... ma la mano tocca vuoto,
lassù, nell’immenso.
AUTORE: MAURO LATTARULO